Ricerca di ispirazioni. Quaderni di viaggio: Monte Hagen, Papua Nuova Guinea

15.03.2014

Un viaggio intorno al mondo

"Il nostro mondo è colorato da tanti amici che non conosciamo ma che riconosciamo ogni giorno nelle tracce di milioni di piccoli segni lasciati sui volti della gente a dispiegare forme perfette di luce e colore"

Pennelli Faro ha ideato questi quaderni di viaggio con lo scopo di ispirare le vostre collezioni mostrando l'arte dell'abbellirsi e del trucco nelle varie form e e significati possibili.

Strumenti per ritrovare la femminilità

Ipotesi sul make-up:
 
  1. Nell’era, infelice, degli androidi, della venerazione tecnologica di ogni numero, sigla, nome anonimo e virtualissima macchina che sostituisca, come nella religione antica i simulacri, il faticoso faccia a faccia con le difficoltà e con l’enigma dell’esistenza naturale, mettersi di nuovo in viaggio, con lo spirito di un nomade, alla ricerca di quella bellezza che in ogni paese, in ogni paesaggio del mondo, in ogni viso di donna e sguardo nascosto, attendendo un animo curioso, si cela.
    1. Fare come le prime donne, un giorno, sulla terra e come al giorno d’oggi  tutte quelle donne che riscoprono, da Teheran a Tokio, da Parma a Vancouver, da Oslo a Kinshasa, la magia del rituale, il gioco di truccarsi e farsi belle, per curare e far risplendere la propria femminilità (dandole quella dignità che ogni forma e stilizzazione, conciliando rigore e passione, conferisce).
    2. Ovvero cercare nuovamente il contatto della mente con il proprio corpo, il proprio volto, scovando l’homo abilis che è in noi (il manipolatore di materie): usare gli strumenti umani come le donne i pennelli per il trucco: come se fossero una stra-ordinaria addizione, un’estensione di noi medesimi, comprendendone, al primo tocco, la preziosità ricercata dei materiali, l’intelligenza delle lavorazioni. Fare dunque come i cuochi di Parma che lasciano andare a fuoco lento la spalla, tingendola di cotto, o fare come, nell’inversione culturale degli antipodi (con strane coincidenze come per gli opposti), i maestri del Sushi che tagliano e acconciano a crudo i pesci, per farne sublimi monumenti artistici, in piccola scala.
  2. Tornare a trovare, quindi, il piacere, il tempo di notare che un trucco a regola d’arte può trasformare il marciapiede su cui camminiamo nella metropoli in un miraggio leonardesco di paese d’acque, dove i liner, gli shadow, le sfumature, i lustri siano il riflesso di quella mobile naturalezza che insegue nottegiorno lo stile.
(Giovanni Gardella)
Monte Hagen e il Monte Hagen Show

Sarà forse per le trentotto specie di uccelli del paradiso o per le farfalle più grandi del mondo o per le centinaia di uccelli di ogni colore che i Papuani trovano l’ispirazione che li porta a dipingere e a dipingersi nei modi più vistosi e variopinti. Perché si resta abbagliati nello scoprire in quanti modi ci si può trasformare, quante personalità si possono aggiungere al nostro Io solo coprendoci di colori. Gli abitanti di Papua sono maestri in tutto ciò. Per difendersi o per farsi coraggio, per riconoscersi, per amare o dar battaglia il colore diventa il segno fondamentale.

Il Monte Hagen Cultural Show che dal 1961 si tiene ogni anno è l’occasione per incontrare tutte assieme le principali tribù delle highlands che agghindate coi “vestiti della festa” scendono a valle per farsi ammirare.
 
L’appuntamento è al campo sportivo di Mt. Hagen dove gli indigeni, già accampati dalla notte precedente, di primo mattino sono al lavoro con specchietti cordicelle pennelli foglie e arbusti dei più disparati, fiori sconosciuti, gessetti rossetti piume a volontà, collane anelli lance frecce bastoni, paglie intrecciate stuoie parei cappelli o meglio monumenti in testa, tutto può diventare un accessorio e una decorazione del corpo. Il colpo d’occhio è formidabile, è impossibile scegliere cosa guardare e cosa no, c’è un intero mondo sconosciuto e meraviglioso che ci viene svelato. 

Le tribù oltre a dipingersi dalla testa ai piedi, si danno la carica con tamburi e fiati e c’è un gran da fare per restare calmi e conservare le energie per la parata finale ma l’entusiasmo è troppo alto e allora improvvisa scoppia la musica e le danze, qua e là a macchia, in un continuo confronto fra i vari gruppi che vengono controllati e comandati come una squadra di soldati indisciplinati. Man mano che si avvicina l’ora dell’ingresso al campo il parossismo aumenta per
esplodere quando l’arena viene aperta e anche ai turisti e spettatori viene data la possibilità di sfogarsi con un urlo liberatorio.

(Attilio Concari)
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